C’era ‘na vorta tutto quer che c’era, Povera Madonna nostra furastiera!
Proprio così, non recitava un verso di una nota canzone romana del dopoguerra.
A Valmontone, come tanti sanno, esiste un solo santuario: la Madonna del Gonfalone. È questo un luogo dove è passata la storia di Valmontone. Seppur ai margini della città, il luogo ha a suo modo rappresentato le gioie e i dolori della popolazione valmontonese. Situato nella parte che volge a settentrione, ai piedi del colle cosiddetto Montone, ove sorge il centro cittadino, a ridosso di un fosso e dell’altro colle detto dell’Ospedale, la natura non l’ha certo favorito in bellezza. Proprio perché fuori dalle mura, ancor prima della chiesa, voluto da Alto de’ Conti, signore di Valmontone, intorno alla metà del 1400 fu costruito un ospedale allo scopo di accogliere pellegrini, ammalati ed infermi. Dopo qualche decennio, tradizione vuole che, nei paraggi un contadino mentre vangava la sua vigna, colpendo con l’attrezzo un masso sentì un grido che gli imponeva di fermarsi. Togliendo con le mani la terra che ancora copriva il masso, scoprì su di esso l’immagine affrescata della Madonna. In quel punto fu costruita una Chiesa dedicata a S. Maria detta Nova per distinguerla dalla vecchia che si trovava in centro città e sostituita successivamente dalla Collegiata. Tutta la zona rivestì carattere d’importanza, grazie agli eventi sociali, logistici, alle manifestazioni festive e soprattutto ai commerci che lì avvenivano incluse le due fiere annuali, nel frattempo concesse a Valmontone nel luogo definito “Il Prato della Madonna”. Chi volesse approfondire l’argomento, tutta la storia è riportata nel libretto Regina Gonfalonis di Steni Fioramonti edito grazie all’Associazione Santissimo Salvatore. Purtroppo l’archivio storico del Gonfalone è andato perduto e le uniche fonti storiche rimaste sono la Dissertatione sovra il sito del antico e moderno Labico di Carlo De Romanis e in particolar modo l’opera di don Giuseppe Brandolini per il suo Elogio Storico della prodigiosa immagine di Maria Santissima del Gonfalone .

del Gonfalone
La Chiesa prenderà popolarmente il nome del Gonfalone in quanto gestita appunto dalla Confraternita del Gonfalone. Ma chi sono le confraternite? Sono corporazioni ecclesiastiche composta da fedeli laici ma anche da clero consacrato; esse sono giuridicamente riconosciute dal Codice di diritto canonico regolate dai canoni che vanno dal 298 al 329 . Già esistenti ai tempi dell’Antica Roma con le Discipline, le confraternite ebbero maggiore diffusione nell’Alto Medioevo ancor prima degli Ordini Monastici. Si deve alle Discipline la fondazione, la costruzione e l’erezione di ospizi, ricoveri e ostelli per i viandanti, dei primi ospedali e anche dei cimiteri. Il Gonfalone è la più antica delle confraternite essendo stata fondata a Roma dal francescano Bonaventura Fidanza da Bagnorea probabilmente nell’anno 1262 intorno all’immagine della “Salus Populi Romani”, icona bizantina raffigurante la Madonna col Bambino nella basilica di Santa Maria Maggiore con il nome di Ordine degli Accomandati di Madonna S. Maria (M. Villani). Ma è già dal 1216 che papa Onorio III approva la Compagnia dei Raccomandati, allo scopo di accogliere i pellegrini, assistere gli infermi e custodire la Sacra Immagine Acheropita, cioè non fatto da mano (umana), come sono ad esempio la Sacra Sindone, il Volto Santo di Manoppello, la Madonna di Guadalupe o Maria Santissima Achiropita di Rossano Calabro.

Nel 1579, papa Gregorio XIII con il Breve “Omnipontentis” elevò il Gonfalone ad “Arciconfraternita”, dando così la possibilità di aggregazione con altri sodalizi sparsi sul territorio. La Chiesa, divenuta Santuario grazie alla fama di immagine miracolosa è stata nel corso della storia centro di culto molto frequentato, in gemellaggio diremmo oggi, con l’altro santuario della Madonna del Buon Consiglio di Genazzano. All’interno della Chiesa, è custodito, tra gli altri, un dipinto attribuito a Sebastiano Conca pittore di Gaeta tra i maggiori della sua epoca, raffigurante il Santissimo Salvatore.
Per la “gran festa” dell’Assunzione della Vergine Maria al cielo il 15 agosto, la sera prima, al canto delle litanie una processione usciva dalla Collegiata di S. Maria Maggiore fino giù al Gonfalone con l’immagine della Madonna delle Corone. Essendo buio, la sola luce che illuminava la processione erano i “focaracci”, disposti lungo il percorso e accessi man mano nell’incedere del corteo. La stessa cosa accadeva anche per il trasporto in processione dell’immagine del SS. Salvatore (s’intenda Gesù Cristo) dal Santuario alla Collegiata quando a metà strada avveniva l’Inchinata ovvero l’incontro tra la Madre ed il Figlio. La tela della Madonna delle Corone è stata rubata e la festa, oltre che religiosa, non ha avuto più il carattere sociale e collettivo avuto fino ad allora. Rimane ora la processione del Gonfalone, con l’immagine di Gesù Cristo, Salvatore del mondo (Salvator Mundi o SS. Salvatore) rappresentato con la mano destra alzata nell’atto di benedizione e la mano sinistra che regge il Globo, la Terra, il Mondo, “jo Cocommero” per i contadini valmontonesi. Al rientro della tela nella chiesa, sembra che Gesù, data la calura estiva, voglia appunto offrire ai devoti un po’ di quel cocomero a dissetare la sete spirituale oltre che fisica. È infatti ancora usanza, grazie alla Associazione Culturale del Santissimo Salvatore, il taglio del cocomero che tutti i fedeli possono gustare in quel momento. L’Associazione inoltre, con il patrocinio del Comune di Valmontone, nell’ambito dei festeggiamenti, oltre la processione, organizza anche altre manifestazioni d’intrattenimento come la sagra delle Fregnacce, spettacoli musicali e lotteria.